domenica 17 luglio 2016

Biocentrismo: una nuova frontiera scientifica (Parte 1)


Ho finito di leggere il libro "Biocentrismo" dello scienziato Robert Lanza e vorrei riportare qui una mia recensione insieme ad alcune osservazioni.
Secondo l'autore la biologia sarà al centro delle scienze nel futuro, anche più della fisica. Ma non è solo questo perché sappiamo che il prefisso bio- deriva dal greco bios che significa vita. Quindi al centro di tutte le questioni riguardanti l'uomo sembra che sarà messa in discussione la vita stessa, non solo nel senso biologico del termine. L'autore enfatizza sul fatto che la scienza di oggi è arrivata ad un punto fermo basato esclusivamente sulla razionalità che non ci sta portando molto lontano e ciò non si riesce più ad ignorare. 

"L'attuale paradigma scientifico non riconosce tale dimensione spirituale della vita. Il principio animatore negli esseri umani e negli animali è dato dalle leggi della fisica. Mentre sono seduto qui nel mio ufficio, circondato da pile di libri scientifici e articoli di riviste, non riesco a trovare lo straccio di un riferimento all'anima, allo spirito, o a qualsiasi nozione riguardante un'essenza eterna, immateriale, che occupi il nostro essere. In effetti l'anima non è mai stata esaminata con un microscopio elettronico, né infilata in una provetta ed in un'ultra-centrifuga. Secondo questi libri nulla sopravvivrebbe al corpo umano dopo la morte. Mentre le neuroscienze hanno fatto enormi progressi illuminando il funzionamento del cervello, il perché noi tutti viviamo un'esperienza soggettiva rimane un mistero. Il problema dell'anima è sintetizzabile proprio nella comprensione della natura del Se, l'Io che sente e vive la vita. Ma questo non è un problema che riguardi solo la biologia e le scienze cognitive; abbraccia la filosofia naturale occidentale nella sua interezza."

Secondo Lanza per risolvere questo problema è necessario dirigersi verso un territorio piuttosto scomodo alla logica umana: l'ignoto. E' necessario mettere in discussione tutto quello che sappiamo e non dare nulla per scontato. 
Una delle cose che mi ha colpito è la spiegazione scientifica di un koan zen che avevo sentito un paio di volte ma che sentivo di non aver compreso. Questo koan dice: Se un albero cade in una foresta e nessuno ne sente il suono, fa rumore? La domanda sembra alquanto banale e insensato persino a porla perché una risposta logica sarebbe: sì, certo che fa rumore...non ci sarà nessuno ma l'albero c'è quindi fa rumore, infatti se registriamo con una telecamera e noi non ci siamo si vedrà l'albero cadere col rumore asscociato. Ma questa affermazione suppone di aver dato per scontato tutto, che già sappiamo come funzionano le aree del cervello associate alle visione e all'ascolto. Eppure si dice che il 96% dell'universo è composto da materia oscura. Cosa sia questa materia oscura non si sa, eppure facciamo finta di sapere il 96% dello sconosciuto! Dunque per spiegare ciò, ricorriamo ad uno dei strumenti che abbiamo, la logica. Ci sono delle aree specifiche del cervello in grado di captare le immagini esteriori. Quindi è necessario innanzitutto un cervello, quindi un soggetto per poter vedere l'albero ma senza l'albero non possiamo vedere ovviamente l'albero, che è l'oggetto. Non è difficile dunque capire che ci vogliono entrambi. Ma per la mente ciò ancora non è sufficiente, infatti l'oggetto può esistere indipendentemente dal soggetto? Si direbbe, certo che sì. Invece secondo il biocentrismo sono due cose talmente interconnesse tra di loro da non poter essere separate. Vediamo meglio, Lanza dice: "abbiamo ignorato una componente importante del cosmo, non considerato in quanto non sapevamo che farcene. Questa componente è la coscienza." Noi vediamo, percepiamo attraverso qualcosa, se questo è vero allora non vediamo direttamente e se non vediamo direttamente allora la realtà che percepiamo, vediamo dipenderà dalla qualità o dalla presenza o meno di questo "qualcosa". George Berkeley direbbe che "le uniche cose che percepiamo sono le nostre percezioni". Ritorniamo dunque alla domanda iniziale. Il suono, per prodursi ha bisogno di un medium, come l'aria (infatti se mettiamo un campanello sotto una campana vuota, senza aria non emette rumore). Nel caso dell'uomo oltre all'aria abbiamo l'orecchio,  il suono "muovendo" l'aria arriva ai timpani che vibrano, il che stimola i nervi solo se l'aria pulsa con un intervallo frequenza tra 20 e 20,000 volte. Quindi fuori da questo intervallo non si sente in quanto la  struttura del timpano, orecchio non lo permette. Se si rientra in questo intervallo, viene prodotto il suono. Quindi l'osservatore è necessario per poter percepire l'osservato. Noi siamo necessari perché possa avvenire l'esperienza del suono/rumore.




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